Luoghi

La Parrocchia risale all’anno 625 e apparteneva all’antica diocesi di Oderzo; quando questa città fu distrutta nel 667 da Grimoaldo, re dei Longobardi, e il suo territorio smembrato, il Patriarca di Aquileia rivendicò il possesso di alcune pievi poste sul suo tragitto per andare alla reggia di Pavia.

Tra le quattro località in diocesi di Ceneda citate nel “Placito di Liutprando” del 743, confermate poi dai successivi documenti, vi è anche la nostra Parrocchia che da allora assunse il titolo “San Polo del Patriarca”.

Mentre il potere temporale del Patriarca d’Aquileia sulle terre di San Polo e di San Zorzi cessò nel 1380 circa con l’espandersi del dominio veneziano in terraferma, la Parrocchia rimase sotto il patriarcato fino alla sua soppressione nel 1751, per passare sotto l’Archidiocesi di Udine, eretta nel 1753, e nel 1818 a far parte definitivamente alla diocesi di Ceneda, l’attuale Vittorio Veneto.

La chiesa parrocchiale

La chiesa attuale, ad una navata con otto altari, fu eretta nel 1650 e consacrata il 19 settembre 1686 da Daniele Vescovo di Filadelfia, coadiutore del Cardinale Delfino Patriarca d’Aquileia. Fu ingrandita con due navate laterali nel 1914 dal valente pittore e decoratore Prof. Vizzotto-Alberti, opitergino residente a Venezia.

Accanto alla chiesa sorse nel 1908 il nuovo campanile, opera del Prof. Vincenzo Rinaldo di Venezia, poi abbattuto dal Genio italiano il 7 novembre 1917 in seguito alla rotta di Caporetto. Nella distruzione e depredazione andò perduto l’organo Callido risalente al 1770 posto sopra il portone d’ingresso.

La chiesa ed il campanile furono ricostruiti dal Commissariato riparazioni danni di guerra e solo il 18 ottobre 1925 si inaugurarono la nuova facciata in stile lombardesco con 5 statue (San Paolo al centro con ai lati i 4 evangelisti) opera del Prof. Giazzon, il terzo campanile su progetto sempre del Rinaldo e l’Asilo infantile “Aida Giol”.

La chiesa fu decorata nel 1927 da Guido Pini di Conegliano. Le campane furono fuse dalla ditta De Poli di Vittorio Veneto. Il nuovo organo è del Pugina di Padova inaugurato nel 1929. Sulle due pareti del coro vi sono due grandi quadri su tela: “La Conversione di San Paolo” di Luigi Cima di Villa di Villa di Mel del 1929 e “La cacciata dei mercanti dal Tempio” di Renzo Zanutto di Venezia del 1940.

Dalla distruzione della Grande Guerra si è salvato l’antico battistero in pietra , di stile gotico, risalente alla fine del ‘300 e la tela della “SS. Trinità” che reca l’iscrizione “Unica Pala salvata dalla parziale distruzione del Tempio durante l’invasione 1917-18”. Inoltre di notevole pregio la pala “La Sacra Famiglia con i Santi Antonio, Francesco e Carlo Borromeo” di Pietro Damini (1592-1631) da Castelfranco.

La chiesa di San Giorgio

Il nucleo più antico dell’attuale chiesa di San Giorgio è stata edificato verso la metà del XV secolo sopra una struttura già preesistente; infatti anche questa chiesa è citata già nel 1034 su un Diploma imperiale tra i luoghi concessi in dominio al Patriarcato d’Aquileia.

Al suo interno è conservato uno stupendo ciclo di affreschi recentemente attribuiti a Giovanni di Francia (Metz 1420? – Conegliano ? 1473/85), pittore che nella prima parte della sua vita operò nel feltrino lasciando numerosissime testimonianze tra le quali un’Ultima Cena adoperando antecedentemente gli stessi cartoni di San Giorgio a Servo di Sovramonte. Nell’epoca della sua piena maturità artistica scese nel coneglianese operando a Zoppè di San Vendemmiano nella chiesa campestre di San Pietro in Vincoli non più esistente ma i cui affreschi sono stati staccati ed ora collocati e visibili presso il Museo del Castello di Conegliano.

Altre chiese che conservano affreschi di Giovanni di Francia sono San Vigilio a Col San Martino e la chiesa parrocchiale di Mareno di Piave. Del ciclo originario fanno parte in senso orario da sinistra per chi entra “La Madonna del Rosario con San Francesco”, l’Ultima Cena, la Storia di san Giorgio in quattro “Capituli” dei quali sono andati perduti i due centrali nell’ampliamento seicentesco per creare l’abside, i santi Sebastiano e Bernardino da Siena e i Santi Giacomo Maggiore e Antonio Abate.

Nella chiesa vi sono altri affreschi di epoche successive quali due Madonne col Bambino, una datata 1520 e l’altra databile alla fine del XV secolo, un San Rocco del XVI secolo e un San Martino del XVIII secolo. Vi era anche un affresco posto all’esterno della facciata principale raffigurante un’altra Madonna col Bambino di cui purtroppo non c’è più traccia. L’Ultima Cena è senza dubbio l’affresco più noto e caratterizzato dalla presenza sulla tavola del vino rosso e dei gamberi, prodotti tipici sampolesi anche all’epoca dell’affresco.

Il primo affresco della Storia di San Giorgio rappresenta il cavaliere che incontra la principessa figlia del re della città di Selene che si immola in riva al lago per placare il drago che minaccia la popolazione. Sotto l’affresco vi è una scritta nella lingua volgare del tempo che racconta l’episodio. Nell’ultimo quadro, San Giorgio dopo aver ammansito il drago e liberato la città di Selene, battezza gli abitanti rappresentati dal re, dalla regina e dalla principessa.

La chiesa della Caminada

Don Firminio Concini, nel suo manoscritto in tre volumi dal titolo “Il culto di Maria nella Diocesi di Ceneda” del 1897, conservato presso la biblioteca del Seminario di Vittorio Veneto, afferma che la Madonna sia apparsa alla Caminada nel 1212 ad una giovane del luogo, chiedendo l’edificazione di una cappella dedicata al suo culto.

Il termine “Caminada” ha avuto molte interpretazioni: la più plausibile è stata ritrovata nei registri delle varie luminarie (Confraternite) dove le parole “far la caminada” significano andare in pellegrinaggio. Infatti da secoli la chiesa della Caminada è stata meta di pellegrinaggi che giungevano dalle località limitrofe, soprattutto per implorare la grazia della pioggia. Dalle recenti indagini archeologiche del 1999, a seguito dei lavori di risanamento del perimetro esterno dell’edificio è emerso che la datazione dell’attuale chiesa della Caminada potrebbe risalire al 1400, eretta su una precedente struttura con diverso orientamento.

Due secoli dopo, a seguito delle disposizioni del Concilio di Trento (1545-1563), la chiesa fu ampliata su entrambi i lati, creando l’attuale abside dove un tempo c’era il portone d’ingresso, cambiando completamente l’orientamento da levante a ponente. Di notevole importanza l’affresco della “Madonna della Caminada” recentemente attribuito alla scuola del Bellunello; lo stesso cartone fu usato a Tempio di Ormelle e ad Arzenutto di San Martino al Tagliamento, dove è conservato nella sua integrità.

Nel 1824 venne eretto il primo campanile poi abbattuto insieme alla chiesa nel corso dell’invasione austro ungarica del 1917 – 1918. Ricostruita nell’immediato primo dopoguerra, la chiesa subì un intervento radicale di restauro nel 1975 con l’abbattimento dell’abitazione del custode sacrestano e la realizzazione della nuova sagrestia. Nel 1993, per volontà di un gruppo di devoti, nacque l’Associazione “Caminada Sant’Anna” che nel corso di questi ultimi anni ha promosso e finanziato numerosi interventi a favore della chiesa.

Tra questi ricordiamo i lavori di risanamento esterni dell’edificio e del campanile, il restauro dell’antico crocefisso, la realizzazione dell’ambone, l’impianto di allarme, la collocazione di tre nuove campane per un concerto complessivo a sei note. Attualmente è in corso la ristrutturazione del tetto. La doppia croce sulla sommità della facciata sta ad indicare il luogo di culto più antico della parrocchia di San Polo di Piave. Ogni pomeriggio alle ore 17, i rintocchi delle sei campane suonano “La Canzone del Piave” in ricordo di tutti i soldati caduti in guerra.

La chiesa della Guizza

Il primo tempietto votivo dedicato alla Beata Vergine di Lourdes venne solennemente consacrato l’11 febbraio 1923 dall’allora Arciprete don Giuseppe Chiarelli. La sua costruzione venne decisa dagli abitanti della Guizza in seguito ad una violenta grandinata che distrusse tutti i raccolti dell’anno precedente. Dal giorno di Natale del 1953, per volontà dell’allora vescovo Mons. Giuseppe Zaffonato, si iniziò la celebrazione festiva della santa messa.

All’inizio degli anni sessanta crebbe la volontà dei devoti di ampliare il tempietto, ormai insufficiente per contenere i fedeli soprattutto nel periodo invernale. Nell’inverno tra il 1961 e il 1962, sotto la guida del cappellano don Abramo Michelin, fu abbattuto il primo edificio e nella primavera si iniziò la costruzione del nuovo Tempio a pianta ottagonale che fu consacrato il 12 luglio 1964.

Negli anni seguenti seguirono molti lavori di completamento ed abbellimento con un concorso generale di tutti gli abitanti della Guizza e delle località limitrofe. Furono realizzate la grotta posta sopra la sacrestia, l’altare in marmo, la grandiosa pittura esterna opera di Ottorino Stefani da Montebelluna, il nuovo tabernacolo, i banchi e le nuove campane con il concerto computerizzato.

Il Tempio votivo della Guizza è l’unico luogo, oltre la chiesa parrocchiale in cui è conservato il Santissimo Sacramento. Metà incessante di devoti alla Madonna, attualmente ogni mese viene fatta una celebrazione per intercedere nuove vocazioni sacerdotali e religiose.

Il Patronato don Bosco

Il primo passo per la realizzazione di una struttura per i giovani della parrocchia fu la donazione fatta l’1 luglio 1952 da parte dei Signori Giol del terreno per l’erigendo patronato. Dopo una sottoscrizione pubblica e l’incarico del progetto all’Arch. Giovanni Dal Bo, il 2 agosto 1953 vi fu la benedizione della posa della prima pietra da parte dell’allora Vescovo di Vittorio Veneto Mons. Giuseppe Zaffonato. Il 23 luglio 1963, in segno di riconoscenza a tre illustri benefattori, furono intitolate la sala teatrale a Mons. Giuseppe Chiarelli e due aule rispettivamente ai Signori Vittorio e Americo Giol.

Dopo esser stato per una quindicina d’anni sede della locale Scuola Media, nel 1975 subì una risistemazione interna. Nel 1976 fu approvato lo statuto che regola il funzionamento e l’uso da parte delle associazioni. Nel 1983 le Signore Antonietta e Vittoria Giol donarono un appezzamento di terreno adiacente il Patronato.

Negli anni novanta si rese necessario un ulteriore intervento per la messa a norma di tutto l’edificio con il completamento della sala teatrale. Inoltre si è proceduto all’ampliamento ed alla sistemazione delle aree esterne grazie ai lasciti di due benefattrici : la Maestra Maria Gardin e la familiare del clero (perpetua) Elisa Balzan alle quali sono state intitolate le due nuove sale polifunzionali

La chiesa di Rai