In occasione del Natale, dopo molto tempo che non ricevevamo sue notizie, siamo finalmente riusciti a metterci in contatto con Padre Danilo Cimitan, che si trova da mesi in Brasile.
Riportiamo di seguito la sua lettera, pubblicata nel periodico “La Sorgente” di febbraio 2021, nella quale spiega le varie attività nelle quali è quotidianamente impegnato.
“…in questi giorni sono stato fuori molto tempo, orientando i ritiri spirituali di comunità di religiose e consacrate. Sono diventato predicatore ufficiale della vita consacrata della Diocesi, e tra la preparazione e il lavoro nel Santuario, con tre Messe ogni domenica e una feriale tutti i giorni, mi rimane poco tempo. Ma il lavoro più grande è con i più poveri e abbandonati.
Sto accompagnando la “Missão Belèm” che in questo tempo sta accogliendo centinaia di persone che vengono dalla strada, persone che sono più disperate di sempre a causa del Covid-19, che imperversa e non risparmia nessuno. Continuo sempre con le case degli anziani e per il cibo non c’è problema, perché le comunità cristiane – ne ho visitate in questi anni una cinquantina – non lasciano mancare loro nulla per quanto riguarda il mangiare.
In città abbiamo 700 anziani, senza famiglia, raccolti dalla strada, che hanno bisogno di tutto.
Raccogliamo molto cibo, che mandiamo anche nelle zone interne del Paese, dove si recuperano dalla droga più di duemila giovani venuti dalla strada, con il metodo benedettino “Ora et Labora”. Dal 2006, quando è stata ufficializzata la “Missão Belèm” dal Cardinale Hummes, sono stati raccolti dalla strada più di 150 mila giovani tossicodipendenti e quasi 140 mila sono stati recuperarti totalmente e reintegrati nella società. 5 mila sono tornati indietro e 6 mila vanno e vengono. Un miracolo dello Spirito della Provvidenza.
Per le case di anziani io mi occupo specialmente del pane per la colazione del mattino. Faccio un contratto ogni sei mesi con qualche panificio che mi fa un buon prezzo, pago il gas e le spese delle auto che, in mano a gente che sta uscendo dalla droga come sono tutti i volontari che lavorano nelle case degli anziani, durano poco in buono stato. Ma ho ancora qualche riserva di denaro che le famiglie di San Polo mi hanno mandato, e metto sotto anche la mia gente. Anche loro devono ringraziare il Signore che ci regala il paradiso e condividere un po’ con i fratelli più poveri, ricordando: “Venite benedetti…. lo avete fatto a Me” (Mt 25,40)
Padre Gianpietro, il fondatore e responsabile della “Missão Belém”, mi ha chiesto aiuto per due urgenze. Abbiamo appoggiato l’anno scorso, con l’aiuto ricevuto da San Polo, la costruzione di una casa per malati terminali (120) che ora è super piena. Stiamo lavorando per costruire un mezzanino nella stessa casa, per altri 22 posti letto. Pensate che nella “Missão Belém” accogliamo anche circa 700 malati in fase terminale, abbandonati da tutti. A occuparsi di loro sono i giovani che, dopo sei mesi-un anno di disintossicazione dalla droga in case lontane più di 50 chilometri dalla città, vengono in centro e completano l’ultimo recupero occupandosi gratuitamente dell’assistenza dei malati e degli anziani.
Naturalmente abbiamo bisogno pure di medici e infermieri. Abbiamo 6 dottoresse e 16 infermieri e infermiere “volontari”. Solo per le medicine e per un piccolo rimborso spese abbiamo bisogno di ottomila euro al mese.
La seconda urgenza è la costruzione di una stanza grande per dieci persone, anziani senza famiglia, raccolti dalla strada, in una casa di anziani che seguo vicino al nostro seminario, la prima che ho incontrato al mio ritorno in Brasile nel 2016. Fortunatamente sto ricevendo aiuto da amici sampolesi. Non abbiamo più posto per accogliere persone, tante sono le richieste.
Assieme alla gente del Santuario di cui sono rettore, continuo a raccogliere cibo e coperte per il popolo che vive nella strada e nelle favelas. Due volte al mese raccogliamo 150 “Cestas basicas”: si tratta di kit alimentari, ciascuno con 12 chili di cibo essenziale. Decine di migliaia di famiglie soffrono la fame, in particolare bambini e anziani nelle favelas. Le case della “Missão Belèm”, assieme ai frati francescani del centro città, preparano più di quattromila piatti caldi al giorno per il popolo della strada.
Questo per dirvi che non sto mai fermo, anche se sono regolarmente chiuso in casa, ma i giovani della comunità cristiana aiutano per le raccolte e la distribuzione di quello che riceviamo. Mi sento attivo e utile come quando avevo cinquant’anni, ma sono già sono passati gli ottanta, ringraziando il Signore.
Speravo quest’anno di tornare, come sempre per la salute, e incontrare tutti, ma la situazione non lo permette. Speriamo per il prossimo anno. Saluti a tutta San Polo, di cui mi sento ancora parte viva e inviato come missionario.
Vostro P. Danilo